mercoledì 9 giugno 2010

e poi c'è l'esercizio del potere

prendete una persona, datele il potere in qualunque sua forma ed otterrete il riversamento di tutte le sue frustrazioni nell'esercizio del potere.

questo accade perchè spesso si arriva all'esercizio del potere dopo aver ingoiato per anni rospi e altri anfibi, aver investito troppo nella vita lavorativa, aver quindi bevuto poche birre, giocato poco a tresette e scopato ancora meno

Nella cooperazione la persona che ha il coordinamento della missione detiene un potere decisionale rispetto alle scelte lavorative superiore a qualsiasi dirigente non espatriato dello stesso livello.

per cui molti coordinatori di missione suppliscono alla mancanza di una vita sociale, sessuale, ludica attraverso il mero esercizio del potere.

immaginate di arrivare come capo in un contesto difficile a coordinare delle persone che sono già sul campo da diversi mesi e che conoscono il contesto meglio di voi.

in questo caso si direbbe "chiappe strette ed occhi aperti", perchè è una faccenda delicata, bisogna stare attenti a non turbare equilibri, ad ascoltare, a vedere, imporre gradualmente il proprio punto di vista (come è giusto che sia per un capo) senza arrogarsi il diritto all'ultima parola (è scontato che l'ultima parola sia del capo, non c'è bisogno di rimarcarlo)

ovviamente tutto questo non è accaduto.

"Voglio vedere come lavorate"
"L'assistente amministrativa è inutile"
"DOVETE tradurre, perchè io non parlo francese"
"Io con le nazioni unite non voglio avere niente a che fare" (lavoriamo su mandato UNICEF- ndr)
"io non mangio la vostra roba americana, io mangio sano, non metto i soldi in cassa comune" (alla prima birra pagata da me che tocchi te stacco na mano)

dopo giorni di silenzioso accumulo infine arrivò la bufera.

Alle ore 8.26 di martedì 8 giugno 2010 stavo ancora col caffè in mano, davanti al computer a giocare a monkey island.

mentre masticavo i biscotti la capa se ne uscì rivolta all'admin:

"perchè tu ti sei presa la segretaria (assistente amministrativa - ndr)per fare il lavoro al posto tuo, lei fa il lavoro e tu non fai un cazzo, qua se ti dico che mi devi fare da interprete tu fai da interprete, la segretaria è inutile e io la licenzio (tra l'altro è haitiana)"

alle ottoeventisei minuti primi della mattina.
a una che, per quanto rospa, si sta facendo il culo a 10000 km da casa da tre mesi

l'admin scoppiò in un pianto dirotto, e la capa insistette nell'aggressione continuativa.

per fortuna.

se l'admin non fosse un batrace, si sarebbe alzata e avrebbe aperto placidamente in due la testa della coordinatrice missione, o almeno, il sottoscritto avrebbe fatto così, ricordandole ad ogni fendente che se c'ha gli ormoni sfasati usasse i soldi della cassa per pagarsi 30 cm de cazzo haitiano.

meno male che non sono l'admin.

ma il logista (come il cinese) aspetta che il cadavere del nemico scorra sul fiume.

giovedì 3 giugno 2010

dimissioni, scrivanie e iguanodonti

gente che viene, gente che va, batraci che danno le dimissioni, capemissioni che arrivano senza parlare una parola di francese.

la pacatezza e la calma abbandonarono il mio corpo questa mane di giorno festivo haitiese ('na festa ogni venti giorni, cazzo ciavranno da festeggià....)

ma prima andrebbe fornita la descrizione della scrivania del logista, ovvero me medesimo:
trattasi di tavolo di plastica bianco rettangolare.
sopra regna il caos più totale, un caos utile e operativamente perfetto, malgrado la convivenza degli oggetti più svariati:
- un laptop siemens
- un disco rigido esterno
- numerose chiavi usb
- cuffie e microfono
- bloc notes
- agendine varie
- accendino
- fiammiferi
- un elmetto da cantiere
- un modem radio
- una coppia di radio + caricatori
- un telefono satellitare
- un gps
- una telemetria da passeggio
- fettuccia metrica da 50 mt
- metro
- livella
- raccordi per tubi da 2 pollici
- rubinetto da 2 pollici
- teflon
- nastro isolante
- un martello da geologo
- pinze. tenaglie e fil di ferro
- gruppo di continuità
- alimentatori
- biglietti da visita
- mappa di port au prince
- telecamera
- macchina fotografica
- calssificatore con documenti di trasporto e note di ricezione merce
- trapano tassellatore
- chiavi del pickup
- chiavi del camion
- fatture
- ricevute
- buoni d'ordine
- un pacchetto di biscotti allo zenzero
- un iguanodonte di plastica di nome ermete


tutto accuratamente in ordine sparso.

naturalmente quella cosa frigida e inerte che è la nuova capa disapprova.

e appunto questa mane scesi a farmi il caffè e la trovai che metteva alcune cose FONDAMENTALI della mia scrivania in un apposito cartone (radio, satellitare, telemetria, teflon nastro isolante....).

trascesi, oh, se trascesi.

tutto ritornò al suo posto. ma mi sovvennero alcune questioni.

Dalla sede di roma selezionarono una persona per fare il coordinamento del progetto.
il contesto di riferimento è haiti, lingue ufficiali francese e creolo.
Ella parla uno spagnolo stentato misto a portoghese e italiano (l'inglese pare quello di alberto sordi in un americano a roma)

ella dovrebbe essere il rappresentante paese dell'ong, curare i rapporti istituzionali, andare agli incontri ufficiali, dettare in base a questi le linee guida del progetto.

il sottoscritto e l'admin la portano in giro (perchè non guida), traducono, scrivono le lettere ufficiali.

non riuscendo più a svolgere il lavoro sul campo per semplice mancanza di tempo (che finisce ne baby sitting del proprio capo).

questo portò l'admin a rassegnare le dimissioni.

Ah, tra l'altro ella prende tre volte il mio stipendio.

le altre cose simpatiche sono che il personaggio tenta di parlare francese, con risultati ridicoli, che portano a equivoci e incomprensioni con i negri di alto rango, tipo il ministro dell'educazione, a cui poi uno di noi deve trovare rimedio diplomaticamente (di solito con pubblici cospargimenti di cenere sul capo).


con tanti cooperanti preparati e poliglotti che stanno in giro perchè cazzo hanno mandato una cinquantenne frigida, fricchettona e omeopata che non parla francese? (la domanda è ripetitiva, lo comprendo)


ma è ovvio, perchè è amica del vicedirettore dell'ong e perchè è pronta a fare esattamente quello che chiede la sede di roma senza discussioni.

(tra l'altro non compra cose delle multinazionali, crede che il terremoto sia stato causato da un test americano di una fantomatica "arma sismica", rifiuta di parlare con i militari....)

una leccaculo travestita da contestatrice.

L'ho sempre detto che i fricchettoni vanno ammazzati da piccoli.

mercoledì 26 maggio 2010

il fascino discreto della borghesia

no, il titolo non c'entra col contenuto.
la domenica mattina è già dura alzarsi dal letto normalmente, se poi lo devi fare presto per andare a raccattare la nuova capomissione che arriva all'aeroporto alle otto e mezza e ancora peggio.
se poi la sera prima c'è stata un'americanata chiamata pool party all'interno della quale il consumo di metri cubi di alcool è stato solo di poco inferiore al consumo in metri cubi di aria respirata, la domenica mattina si trasforma inevitabilmente in una giornata storta.

aeroporto di port au prince: un hangar, un'uscita, un cancello, un volo al giorno.

quindi riconoscere la capa nuova non dovrebbe essere un problema.
e non lo è.
il problema semmai è che la capa non è nuova, è vecchia.

quando vediamo appropinquarsi una cosa bassa e pelosa con gli occhiali e l'aria arcigna che sbraita contro l'omino delle valigie, ci rendiamo conto che quando si è arrivati in fondo al pozzo, c'è ancora da scavare.

prelevata, salutata, depositata a casa, primo briefing sulla missione (di domenica pomeriggio).


si scoprono, nell'ordine, le seguenti cose:
- non parla una parola di francese (ha mentito al colloquio? è una congiura del destino? impara in fretta? a roma sono dei deficienti?)
- ha la missione di "facce fatturà" (per dirla alla sergio di Boris)

cosa vuol dire "fatturà"?


quando un'organizzazione di cooperazione allo sviluppo entra in un progetto di emergenza, è molto difficile che riesca a fare risposta all'emergenza in maniera decente.
è una questione di approccio.

se fai emergenza arrivi con una squadra di gente che allestisce campi e distribuisce aiuti, fregandosene della ricaduta a medio-lungo termine del proprio lavoro.

se fai cooperazione passi i primi tre mesi a chiacchierare con i vari comitati della comunità per priorizzare il lavoro per poi elaborare una strategia di lungo termine che ti permetta di realizzare quanto più possibile per i beneficiari senza però trasformarti in una slot machine che vomita aiuti umanitari.

e uno.

due:

se mandi sul campo uno staff di 3 persone per fare child protection non spenderai mai il 70% dei fondi nei primi 6 mesi.
la child protection è il campo degli sfigati squattrinati:
- non servono soldi
- non serve struttura
- non serve materiale

bisogna solo ingaggiare personale locale, allestire tre quattro spazi protetti per i bambini (ludoteche, centri d'ascolto..) e poi si può tranquillamente vivere nella frustrazione. ( e farsi il mazzo a tarallo per portare a casa la giornata)

tre:

se fai ricostruzione delle scuole pubbliche in haiti, dubito che riuscirai a spendere i tuoi soldi prima di un anno, lega una burocrazia europea ad un'efficienza africana e ottieni la situazione della ricostruzione in haiti:
prima di 8-10 mesi dimenticati anche solo di delimitare l'area di cantiere.

dunque
famme fatturà
tocca spenne i sordi
sennò da agire ce s'inculano


chi l'ha scritto il progetto?
chi l'ha fatto il budget?
chi è venuto a fare una visita sul terreno a fine marzo?

ecco.

la sede.

sìsì, la sede di roma che ha scritto il progetto insieme al donatore, e che sapeva da marzo che non si sarebbero spesi tutti i soldi subito, per il tipo di programma scelto.

quindi:

cambio di programma, da domani tutti a raccattare macerie e a comprare qualunque cosa per chiunque lo voglia.

- Negro! Gli vuoi gli sci?
- Ma ghe ge vaccio?
- Negro, prendi gli sci, è una donazione di agire!


- Lo volete un centro polivalente qui?
- veramente sarebbe il mio orto
- ecchete er centro polivalente, tiè, ringrazia
- ma perchè?
- devo fatturà

ecco.


la nuova capamissione ha anni 48.
quando una ha anni 48 e fa ancora questo lavoro come freelance c'è qualcosa che non va.in lei.

si dedica alla medicina naturale, all'omeopatia.
cristalli, poteri dei fiori, teatro dell'oppresso, tai chi,tutto quello che caratterizza una personalità fortemente razionale, pragmatica. esattamente quello di cui si ha bisogno in un contesto come questo.

e, soprattutto, parla troppo.

mercoledì 19 maggio 2010

validi motivi per fare il maiolicaro.

Il contesto lavorativo, l'autonomia decisionale, la flessibilità d'orario, il lavoro che non è essere dietro un bancone o dietro una scrivania.
queste sono le ragioni che giustificano il lavorare come cooperante.

A ben vedere sono le stesse ragioni che giustificano il lavoro del maiolicaro.
quindi, a questo punto, tanto vale armarsi di cucchiara, colla e piastrelle e andare a rivestire i cessi del mondo.

cosa induce questa riflessione di alto contenuto filosofico?
Bisogna innanzi tutto avere un'idea di quale siano le forze in gioco nell'allegra isola caraibica di Hispaniola.

c'è il governo, quasi legittimamente riconosciuto dal popolo, ma non del tutto legittimato a governare il terzo paese più povero del mondo.
il governo esercita le sue funzioni attraverso dei ministeri. tra questi ministeri c'è il ministero dell'educazione, che dovrebbe avere un'idea di cosa accade nelle scuole del paese.
peccato che solo il 18% delle scuole siano pubbliche, il resto o è gestito dalle congregazioni religiose (nei casi migliori) o da privati cittadini che mettono su il proprio business privato (con i contributi delle agenzie umanitarie e delle famiglie degli allievi).

per gli orfanotrofi più o meno è la stessa cosa (informazione da tenere a mente chè servirà più tardi).

Il governo è appoggiato da una missione internazionale delle nazioni unite che si chiama MINUSTAH (TOURISTAH per gli indigeni, da qui si evince la sua credibilità) che dovrebbe servire a stabilizzare il paese.
accanto alla minustah lavorano le varie agenzie delle nazioni unite, WFP, FAO, OCHA e,soprattutto UNICEF.

UNICEF si occupa di educazione e infanzia, il ministero dell'Educazione pure, ecco quindi che i due soggetti lavorano insieme.
a supporto di UNICEF lavorano un centinaio di ONG, che si occupano di fare quello che unicef promette al governo.

e fin qui niente di anormale.

Il problema di port au prince è il traffico.

ma stavolta non si tratta di code o di citazioni di johnny stecchino.
Il problema di port au prince è il traffico di minori destinati ad adozioni internazionali.
tutto comincia negli orfanotrofi, dove funzionari compiacenti portano ricchi americani che , scelto il bambino (e compratolo per una somma discreta), si rivolgono alla propria ambasciata per ottenere visti e permessi (la quale ambasciata sa perfettamente che la vendita di minori è una pratica illegale).

Mandato di unicef è contrastare questa pratica, pratica che ha la connivenza di governo e ambasciate, ovvero gli stessi enti che richiedono e finanziano l'intervento di unicef.

Accade che una funzionaria dell'unicef riesce per caso ad intercettare il traffico.
accade che questa funzionaria, a sue spese, faccia una ricerca in incognito presso gli orfanotrofi della città (più di 400).
Accade che riesca a documentare centinaia di situazioni di abuso, violenza, sfruttamento.
Accade che faccia un dossier riservato ai propri capi
accade che ne faccia arrivare una copia alla MINUSTAH
Accade che la minustah sia interessata al caso e che voglia istituire una task force che faccia piena luce su fatti e responsabilità
accade che unicef non sia d'accordo
accade che unicef preferisca tenersi buono il governo
accade che la funzionaria sia esonerata dall'incarico

Ora la suddetta funzionaria pare abbia trovato una fondazione privata svizzera che finanzi l'indagine, in maniera scollegata dalle nazioni unite, dai governi e dalle ong che in questa palude tirano a campare.


E forse la prossima volta, prima di comprare la bamboletta di pezza dell'unicef per aiutare i bambini, ci si penserà due volte.

martedì 11 maggio 2010

la festa delle medie

"vabbè, gira il camion che vado a prende i soldi dentro casa"
SDENGBADABAMCRASH
"CAZZO E' SUCCESSO?"

l'allegro autista ha effettivamente girato il camion, ma dal lato sbagliato.
trasformandolo in una scultura postmoderna intitolata "natura morta con fosso e ruote all'aria"

quello che segue è il triste resoconto della ridicola chiamata a un carroattrezzi, con annesso sarcasmo haitiano nei confronti degli astanti (me medesimo e l'agile autista).

per haiti si apre il capitolo RICOSTRUZIONE.
di che, questo ancora non è chiaro.

il ministero dell'educazione ha convocato un tavolo tecnico per stabilire gli standard antisismici da applicare nella ricostruzione delle scuole.

lo ha convocato a marzo

e ha detto che gli standard sarebbero stati pronti a fine mese per essere consegnati agli ingegneri delle diverse organizzazioni impegnate nella ricostruzione.

lo ha convocato ad aprile

ha detto che gli standard sarebbero stati pronti a fine mese per essere consegnati agli ingegneri delle diverse organizzazioni impegnate nella ricostruzione.

lo ha convocato a maggio

ha detto che gli standard sarebbero stati pronti a fine mese per essere consegnati agli ingegneri delle diverse organizzazioni impegnate nella ricostruzione.


a questo punto sorge un dubbio
un dubbio che sta a monte
ma proprio a monte

1)chi è il ministero dell'educazione per fornire degli standard antisismici?

2)non sarebbe più facile adottare degli standard elaborati da altri paesi che potrebbero trasferire (GRATIS) il proprio know how in materia invece di pagare gli ingegneri del ministero dell'educazione (INGEGNERI DEL MINISTERO DELL'EDUCAZIONE, trova l'intruso)attraverso gli aiuti al governo (che costituiscono il 93% del PIL)

3)non è illogico che un ministero dell'educazione legiferi su argomenti lontani dalla propria competenza?

a condire tutto questo, ci si metta il coordinamento dell'unicef non attraverso un ufficio tecnico, ma attraverso il dipartimento educazione (psicologi, sociologi, educatori ma non tecnici)

da questo la difficoltà per spiegare alla puffa coreana (UNICEF) la differenza nella resistenza sismica di una struttura in legno rispetto a una struttura in cemento.

da cui:

le organizzazioni impegnate nella ricostruzione di edifici scolastici pagano ingegneri, architetti, geologi e consulenti vari per aspettare degli standard antisismici elaborati da un'amministrazione incompetente e corrotta, coordinata da un dipartimento delle nazioni unite che non possiede sufficienti risorse tecniche specifiche.

e li pagano con i soldi delle donazioni (SMS, sottoscrizioni...)


questa fotografia del contesto operativo haitiano a 4 mesi dal sisma vi è stata gentilmente offerta da un logista pagato un sesto di un consulente delle nazioni unite.



Comunque.

con l'andare del tempo moltiplicansi le occasioni ludiche tra espatriati di varie organizzazioni, in primis quelle italiane, che sono pure tutte andate ad abitare nello stesso villaggio così possono cementare la solida alleanza alla base dell'intervento umanitario e prestarsi il sale nell'intervento culinario.

i sabati sera si trascinano in case pacchiane affittate alle ong, che cuociono salsicce, brindano alla salute dei terremotati e intessono relazioni umane per alleviare la malinconia della lontananza da casa.


si provi a tradurre visivamente quanto descritto nel capoverso precedente

fatto?

bene

LA FESTA DELLE MEDIE

io porto i dischi....

domenica 2 maggio 2010

andare al mercato a fare la spesa era una cosa che da piccolo mi suscitava un certo interesse, poi gli anni e i supermercati hanno fatto sì che mi allontanassi dalla filosofia della negoziazione escatologica, dello sconto in vista della salvazione e dell'inesistenza della fattura.
ma basta cercare un fornitore di nutrimento ad haiti ed eccoci catapultati nel regno della casbah, nel magico mondo del commercio di strada....mortacci loro, de chi ha inventato i mercati e de ste cazzo de bancarelle.

vai un po' al mercato di port au prince a comprare 130 sacchi di riso, 60 di fagioli, 260 casse di tonno sott'olio, pentole, padelle, 300 galloniolio de semi de sto cazzo,poi se t'azzardi ancora a dì che il mercato ha il suo fascino te stacco la capoccia a mozzichi.

il tutto caricato su un camion che, per passare tra i banchi, ogni volta è costretto ad ammazzare una certa quantità di venditori che viene sacrificata sotto le ruote in nome della solidarietà tra i popoli e della nutrizione scolare.


poi si porta tutto nella scuola che beneficerà di questo servizio di 3 mesi di rifornimenti di cibarie.

li si rifornisce di cibo, di pentole di gas, di fornelli, sulla base delle loro richieste.

ma dopo aver fatto la consegna, un direttore della scuola stessa, con il sorriso a 48 denti tipico di chi ti sta per chiedere qualcosa che non può avere, si avvicina con unn foglio sul quale sono scritte le richieste supplementari avanzate dalle cuoche:
burro
cioccolata
succhi di frutta

il tutto per 606 nani al giorno per 90 giorni.

-burro?-

La risposta è stata adeguata all'origine di chi scrive (primavalle) più che agli studi da egli effettuati più avanti in blasonati licei della capitale.

tuttavia la risposta ha sortito l'effetto di far cadere l'inopportuna richiesta, oltre al fatto che il giorno successivo 606 pasti venivano regolarmente serviti senza che volasse una mosca.

infine vennero i domenicani.
autisti di un convoglio franco ispanico contenente materiale medico bloccato alla frontiera (amici di un amico di uno che una volta ci ha fatto un favore a santo domingo).

6
grossi
neri
rumorosi
camionisti

per 5 giorni accampati in una casa le cui regole fino a qualche giorno prima eran dettate da una svizzera francese celiaca.

il tasso alcolico medio giornaliero è vertiginosamente aumentato, passando dalla mezza birretta quotidiana alla mezza dozzina, caffè, ammazza caffè, ammazza ammazza caffè, rinforzino e bicchiere della staffa (nonche passo del giaguaro fino al letto.

il rischio che al sottoscritto, per forzata prolungata convivenza con femmine, venisse il ciclo è, almeno per il momento, scongiurato.

domenica 25 aprile 2010

benzine e destini

la versione ufficiale rilasciata dal governo è che tutto a un tratto le raffinerie ei depositi di carburante di port au prince non rispondono ai criteri di sicurezza internazionali.
probabilmente non hanno mai risposto ai criteri di sicurezza internazionali.
radio nazioni unite dice invecce che è una tattica del governo haitiano per aumentare artificiosamente i prezzi del carburante, tenendo a secco per un paio i settimane i distributori e poi inondando il mercato a prezi aumentati (la stessa tattica dei narcotrafficanti).
ma noi della genia italiota ce credevamo più furbi, pensavamo "mo' li fregamo noi sti quattro burini negri, piamo un container, lo riempimo de gasolio e se lo portamo qua, tiè".
pippe
pippe poco previdenti (PPP)
affittato il camion e il container, comprato via telefono 10 m3 di gasolio, e cominciarono quelli che in gergo tecnico si chiamano cazzi.
- il camion può partire, ma mancano i documenti di trasporto, che per i carburanti sono tanti e complicati
- lettera all'ambasciatore haitiano a santo domingo, il cui contenuto era più o meno: "fatece passà cor camion pieno de gasolio, sennò rimanemo a secco e dobbiamo bloccare i progetti, cagionando la morte di poveri bambini negri denutriti"

a questo punto succede quello che succede nel cartone animato "le 12 fatiche di asterix", ovvero la ricerca del lasciapassare necessario per attraversare la frontiera.

l'ambasciatore, con aria contrita, ci manda al ministero delle finanze dove dovremo presentare la stessa lettera al direttore del servizio relativo il quale rilascera l'apposita autorizzazione.

al ministero delle finanze entriamo:
- alla reception ci mandano al servizio sdoganamento
- al servizio sdoganamento ci mandano al servizio riscossione tributi
- al servizio riscossione tributi ci rimandano alla reception (20 euro come quando ripassi dal via al monopoli)
- alla reception ci mandano alla direzione del reparto trasporti
- la direzione del reparto trasporti ci manda alla riscossione tributi
- la riscossione tributi allrga le braccia e ci dice che abbiamo sbagliato sede

usciamo

andiamo in un altro edificio del ministero delle finanze, dalla parte opposta della città.
e lì vediamo una certa quantità di facce bianche, il che ci fa pensare che forse siamo capitati nel posto giusto.

dopo un'attesa che rassomigliava alla fila per prendere le pagelle, con la stessa atmosfera di lieve angoscia, una signora dall'aria annoiata infine ci comunicò con una certa flemmma che no, non sarebbe stato possibile trasportare carburante a meno di non essere una compagnia petrolifera, per cui che ci rifornissimo al mercato nero e non rompessimo le palle.

ah.

e mo' che ce famo co' sto camion?
se lo damo sui denti?

no, lo rivendiamo a santo domingo perdendoci un migliaio di dollari.

e andiamo a rifornirci sul mercato nero, come del resto fanno tutti.

bello.

risolta questa faccenda i nostri si dissero che valeva la pena prendersi una serata libera e andare a mangiare in uno dei ristoranti più in di petion ville, frequentato da espatriati delle ong, delle nazioni unite, trafficanti di droga locali e papponi di vario genere.
solo in un ristorante potevano convivere gomito a gomito queste diverse categorie di personaggi.

mentre un'orchestrina domenicana suonava i successi franco califano e tutti gli astanti ballavano (papponi con espatriate, puttane con funzionari onu, mercanti d'armi con gente delle ong...) tra una saltimbocca alla romana e un lambì alla creola il nostro tavolo era composta da una buona metà degli expat di agire e da due personaggi curiosi, un creolo sulla quarantina e un vecchietto biancovestito.
il sottoscritto con la sua proverbiale capacità di trovarsi in situazioni che i più definirebbero "del cazzo" andò a finire seduto vicino al vecchietto biancovestito.
e un dubbio si affacciò alla mente:
o usa un'acqua di colonia alla vodka, o sta 'mbriaco.
le successive tre ore di conversazione mi fecero propendere per la seconda ipotesi.
trattavasi del rappresentante del governo haitiano con delega al turismo in santo domingo (?).
haitiano bianco, presentava affinità, negli attegiamenti e nei discorsi, con un boero sudafricano.
si acollò per l'intera serata e io vedevo gli sguardi solidali degli astanti, i cui occhi erano però pieni di sollievo nel vedere che tale sorte era toccata a me.


al quarto rum, che bevevo per fargli compagnia (e per farmi compagnia) si lanciò in un soliloquio riguardante la natura dell'haitiano, declamando il debito di civiltà che gli haitiani avevano con la francia, il fatto che come popolo non avessero coesione sociale e che solo una dittatura sanguinosa di stampo sovietico avrebbe potuto dare agli haitiani l'unità nazionale e il senso della comunità e della solidarietà (o lo sterminio completo della popolazione)

e, sarà stato il rum o la retorica fascista, m'aveva quasi convinto.

domenica 18 aprile 2010

derby e austerity

da una parte la gente in piazza per emergency, dall'altra natali di roma e derby.
poteva essere un weekend italico piuttosto interessante.

a sette ore di fuso orario invece i discorsi vertono principalmente sulla penuria di carburanti vari che da una mezza settimana caratterizza queste lande, che già di per se' sono sfigate.

tutto è cominciato martedì 13, con un comunicato diramato da puffolandia che annunciava la chiusura di raffineria e depositi di port au prince, compresi i moli di attracco delle petroliere.

a quel punto è cominciata una tarantella piuttosto singolare.

il gruppo di autoscolto dei logisti di agggire si guardava sperso attorno, alla ricerca di una pompa di benzina da litigarsi con gli haitiani, perchè ovviamente tutto dipende dal carburante (gli haitiani hanno un curioso concetto di distribuzione di energia elettrica: tirano un cavo, lo attaccano alla centrale e dopo sei ore gli stessi operai che l'hanno attaccato lo smontano e se lo vanno a vendere al mercato nero, sic).

quindi ecco che orde di autieri al soldo delle ong si lanciavano in peregrinazioni notturne o antelucane alla ricerca del benzinaro corruttibile, con i cassoni dei pickup carichi di taniche vuote e l'indicatore della benzina inesorabilmente sul rosso (il compagno indicatore?).

poi, ecco che ci piovve addosso l'Idea.

"ma perchè non compriamo una cisterna di diesel a santo domingo e la facciamo arrivare qui, e poi ce la dividiamo?"

L'accolita dei logisti si scambio sguardi colmi di intima soddisfazione, consapevoli di essere finalmente riusciti a scoprire il segreto dell'acqua calda.

ma poi cominciarono a sorgere i primi problemi:

avete mai preso le ordinazioni per le pizze a domicilio, magari la sera del derby? quando siete al telefono e cominciate a chiedere "allora, quante margherite? ma te vuoi la capricciosa in bianco e te la napoli senza alici. quindi, i supplì? uno a testa? te vuoi la vegetariana bianca senza olio ma con le salsiccie?" e in voi sale la consapevolezza che mai si arriverà ad una conclusione prima dell'inizio del secondo tempo?

comprare diecimila litri di nafta e benzina e poi dividerli tra gli allegri cooperanti si rivela un'impresa altrettanto ardua:

- intersos non vuole tenere più di 500 lt di diesel nel piazzale della sede, chè ha paura dei ladri (trovateme uno che se incolla un bidone da 1000 lt a spalla e poi ne riparliamo), però avrebbe bisogno di almeno 2000 lt di benzina (se la mettono in salotto?)
- terres des hommes vorrebbe 250 lt di gasolio in taniche e 1000 di benzina in bidone, ma poi ci ripensa e decide che ne prende 2000, ma non sa dove metterli allora forse 500 è meglio, ma quand'è che devi fare l'ordine?
- cesvi non la vuole, ma poi rimangono a piedi e allora la vuole, ma non sa quanta nè cosa, nè soprattutto perchè
- gvc decide che la vuole, tipo 500-1000 lt, ho capito, 500 o 1000? mica stamo a comprà le noccioline...
- coopi in grazia di dio prende 1000 di nafta e 1000 di benzina e addirittura se la tiene in magazzino (quanta saggezza)
- action aid non pervenuti
- save the children ci snobba, poi però scopre che per mandare in giro i suoi 20 espatriati con 20 macchine ha bisogno del gasolio, ma siccome sono fuori tempo massimo dovrà bastare loro tanta salute e un par de scarpe nove, camminate gente, camminate.

e chi è che faceva il cameriere?

morale della favola, martedì arriverà il CAMION con il CONTAINER che conterrà il GASOLIO e la BENZINA.

ma ho come l'impressione che, all'ingresso del camion nel parcheggio del magazzino, si sblocchi la situazione approvvigionamenti e i distributori riprenderanno a distribuire, i benzinari a benzinare e noi dovremo cominciare a farci il caffè con la benzina al posto dell'acqua.

ma una buona notizia ci riempie i cuori di gioia.
finalmente il batrace d'oltralpe, altrimenti detto coordinatore admin della missione, ha trovato un haitiano che, in cambio di un matrimonio e della cittadinanza francese, può darle la gioia (if you try black, you'll never be back)

essa non vuole, ma tutti incoraggiamo per contro la conclusione felice di questa storia d'amore (il lui in questione è un mezzo pastore evangelico che pascola per uno dei progetti)

questo apre un'altro capitolo:

le motivazioni che spingono la gente ad andare a 10000 km da casa a fare progetti inutili (a parte i soldi, ovviamente)

ci sono i missionari per conto di dio (e non sono i blues brothers)

ci sono quelli che partono per poi poter finalmente dire "in culo ai cooperanti e alle nazioni unite, so' mejo i militari e le multinazionali" e poi aprono un bar o entrano nella guardia forestale (potrebbe essere il mio caso).

ci sono quelli che si sposano l'indigena e campano felici (chiedete all'attuale logista dell'ambasciata italiana in zimbabwe).

ci sono quelli che a casa loro non sono capaci di stare, in quanto fondamentalmente dissociati mentali, partono a vent'anni e arrivano a sessanta che non sanno chi sono,o meglio, sono il loro lavoro, ma hanno il passaporto pieno di visti.

specie quest'ultimo punto è da considerare come l'obiettivo da NON raggiungere.

seguirà ampia trattazione sull'argomento a tempo debito (con esaltanti esempi di cooperanti impazziti, di sessuomani internazionali/interraziali, di fricchettoni convertiti al neoliberismo)

augh

martedì 13 aprile 2010

bandierina de primo mese, la marcia di avvicinamento verso un sano razzismo prosegue senza intoppi.
razzismo non solo intercontinentale, ma anche semplicemente transfrontaliero, nonchè sindrome della casalinga frustrata.

la diagnosi è riconducibile alla ritualità dei momenti di rizollamento quotidiano,chiamasi rizollamento il momento dello stacco dal lavoro, di solito verso le aette della sera, quando il nostro fisico brama una birretta gelata, meglio se seduti in terrazza.
è un breve momento che preccede la doccia e l'elaborazione del desco serale.
altro momento di rizollamento sarebbe l'amaro prima di andare a letto, ma questo verte già più sull'alcolismo.

comunque

il problema del razzismo transfrontaliero (che sfocia anche nella segregazione di genere) nasce dall'attitudine del sottoscritto a imbarcarsi più o meno tutti i giorni nella preparazione di una cena commestibile che possa dare una parvenza di umanità alle vicende caraibiche del lavoro quotidiano.

quindi è fondamentale la scelta degli ingredienti e la modalità di cottura degli stessi (di solito atti a costituire delle pietanze misteriose dai nomi esotici: amatriciana, carbonara, pollocoipeperoni....).

si dà il caso che uno degli abitanti della casa degli espatriati sia un batracide di sesso femminile e nazionalità francese che svolge la pomposa funzione di amministratrice (il fatto che ignori cosa sia una prima nota è un pensiero laterale che solo i maligni interpreteranno come incompetenza).

oltre a svolgerre questa funzione, si denota la totale mancanza di coordinazione fisica, che la porta inevitabilmente a compromettere l'equilibrio statico degli oggetti posti su superfici piane, nonchè a turbare la tensione superficiale dei liquidi in recipienti, siano essi acqua, gasolio o caffè.

ma soprattutto:

CALA LA PASTA NELL'ACQUA FREDDA

ecco, questo non sarebbe dovuto accadere.
ora si configura decisamente come un nemico da abbattere, e non come un essere da guardare condisccendenza dall'alto della propria capacità di bere un caffè senza lanciarlo sulle pareti.

questi episodi sono quelli che mettono in serio pericolo l'integrità mentale di chi scrive, specie se chi scrive è costretto a sudare sette camicie per spiegare che per fare la pizza non bastano acqua e farina, ma sarebbe necessario anche il lievito (e a questo punto i maledetti francesi possono anche prendere le loro baguette, infilarsele sotto le ascelle e andarsi a fare un giro).

accanto a questi episodi ne accadono altri.

si andava passegiando qua e là con la macchina, quando ad un tratto UNA LUCE si accese, una luce viva, rossa come le labbra della donna amata, rossacome il fuoco della passione, ma il fumo non era del fuoco della passione bensì della testata bruciata che ,causa trafilamento d'olio, ha portato la vettura ad essere custode inconsapevole di un'opera d'arte postmoderna che consisteva in un blocco uniforme di metallo, plastica e fili elettrici che un tempo erano un motore, un cambio, un differenziale.

quindi siamo passati dall'avere un mero mezzo di trasporto a custodire una pregevole scultura (contenuta in quello che gli impuri chiamano carrozzeria).

ma essendo il nostro amore per l'arte vicino allo zero, abbiamo colpevolmente deciso di rimorchiare la macchina all'officina per un vano tentativo di rianimazione che si è concluso con una prematura rottamazione.

per rilassare la mente mi sono quindi avviato verso l'ameno villaggio dei puffi dove, finalmente con una birra gelata in mano, ho partecipato ad un rito iniziatico (una riunione di eletti) sul fosco tema della logistica, che gli spiritosi omini blu chiamano logcluster (che sembra la marca di un lassativo)

in questo convivio di eletti dediti più che altro all'autocommiserazione vista la difficoltà a operare coi negri nei caraibi, si fece un annuncio che i più ottimisti accolsero con un "perbacco", i più incazzosi con un "porco/a....(inserire il nome di una divinità a scelta)".

per le prossime due settimane il lungimirante governo haitese prevedeva una difficoltà con l'approvvigionamento di carburanti, visto che, alzando a dismisura le imposte doganali, nessuno scaricava più un cazzo a terra, specie nei depositi di combustibile.

e qui sorge spontanea la domanda ontologica prima che escatologica:

"ma non staremo mica a pettinà le bambole?"

venerdì 9 aprile 2010

AGGGIRE (con 3 G rende di più)

Tutto è cominciato in una notte buia e tempestosa, quando a L'Aquila vennero giù case, chiese e caserme.
La risposta aall'emergenza fu pronta ed efficace (brindisi notturni di palazzinari a parte) ma fu terreno di caccia delle migliaia di associazioni di protezione civile, delle parrocchie, degli scout....
Gli allegri sms solidali andavano dritti al consiglio dei ministri, che poi li girava al dipartimento della protezione civile che provvedeva a rimborsare i volontari che di volta in volta cucinavano, estraevano cadaveri dalle macerie, giocavano a tresette con i vecchietti.

e qualcuno ha rosicato.

più precisamente hanno rosicato tutte le ong medio grandi che, non essendo accreditate con la protezione civile, si sono dovute accontentare delle briciole nel terremoto abruzzese.
queste ong hanno pensato che sarebbero rimaste fregate una volta, ma, imparata la lezione, guai a lasciarsi sfuggire un'occasione siimile nel futuro.

Da qui la creazione di un consorzio di quasi tutte le ong italiane cui venne dato il pomposo nome di Agenzia Italiana Risposta Emergenze. AGIRE

Il problema di questo consorzio è che nessuno degli attori che ne fanno parte ha un'esperienza di risposta all'emergenza, nè una base logistica adeguata, nè un'esperienza sul campo (comprese le filiali italiane di corazzate come save the children e action aid)

In italia l'emergenza è roba della protezione civile da almeno 15 anni.

Poi il 12 gennaio un terremoto di 6,8 gradi richter rade al suolo le due principali città di haiti, facendo 300000 morti.

la protezione civile italiana non ha fondi sufficienti per un intervento massiccio a 10000 km da roma, si è sputtanata tutti i soldi nel piano case e nei massaggi di bertolaso.

gli allegri sms solidali vengono quindi deviati su agire, che in una settimana accumula 14 milioni di euro per rispondere all'emergenza.

i soldi vengono divisi tra le 9 organizzazioni che interverranno ad haiti, anche se nessuna di loro (tranne Save the children cesvi e action aid) ha mai fatto niente ad haiti.

un milione e due ogni organizzazione, i soldi devono essere impiegati per la risposta all'emergenza e devono essere spesi entro dodici mesi dalla data dell'evento.

il problema è che tutte le organizzazioni sono ong che fanno cooperazione, non risposta all'emergenza, per cui non dispongono delle risorse umane e materiali necessarie per mettere in campo gli strumenti utili a rispondere ad un'emergenza di questa portata.

per la serie: non abbiamo veicoli, tende, ruspe, ospedali da campo, stazioni radiomobili, cucine mobili. (tutte cose che, guarda caso, la protezione civile ha)

facciamo solo da tramite tra le nazioni unite e la popolazione
in pratica distribuzione di aiuti per conto unicef.

e qualche progetto di cooperazione infilato di nascosto tra le linee di budget (che è l'unico lavoro che si sappia realmente fare)...

da qui la necessità di rimuovere le macerie con paletta e secchiello.

martedì 6 aprile 2010

sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram...

sulle note fantozziane inizia la routine tropical-caraibica.

con gli occhi accaccolati del dopo pasqua, i nostri eroi la mattina del lunedì di pasquetta si arrampicano sul cassone del pickup e si avviano ad una sessione negropuffica (coordinata quindi dalle nazioni unite e dal ministero dell'educazione) sulla ricostruzione delle scuole.
La verità è che non è che poi i nostri eroi fossero tanti, non erano più altri di uno, due se vogliamo contare l'amico immaginario.

in un recondito angolo della città stagliasi l'imponente costruzione del ministero.
visto che è un meeting sulla ricostruzione, i nostri (uno) aspettavansi un coacervo di ingegneri, architetti e consulenti vari.

e infatti il sabba negropuffico era condotto da una psicologa coreana trentenne dell'unicef, la quale subito diede un taglio (delle vene) estremamente operativo alla riunione.

a quasi tre mesi dal sisma, l'unicef ancora non ha l'elenco completo delle scuole, il ministero nemmeno, quindi sostanzialmente ci sono svariate centinaia di architetti e ingegneri che pascolano per il villaggio dei puffi sgranocchiando noccioline senza sapere bene che fare, con i plottaggi sotto le ascelle a guisa di baguette. fonti men informate sostengono che trascorrano la maggior parte del tempo a fissare i culi delle giovani e disinibite stagiste delle varie agenzie delle nazioni unite, pratica comprensibile, ma che viene il dubbio non valga lo stipendio mensile di un professionista in trasferta (sarebbe più economico mandarli sotto la facoltà di lettere, se vogliono guardar culi, è triviale e maschilista ma tant'è).

Alla fine del sabba negropuffico la situazione era la seguente:
- qualcuno avrebbe mandato un elenco delle scuole
- il ministero dell'istruzione haitiano (!) avrebbe elaborato lo standard antisismico da applicare nelle scuole di nuova costruzione.

Intelligentemente la psicopuffa suggerì di affidare al ministero haitiano i controlli di qualità sui cantieri di ricostruzione.
essendo haiti uno degli stati più corrotti dell'orbe terracqueo viene il dubbio che la puffa coreana abbia vinto il suo posto alle nazioni unite coi punti della shell.
quindi:
centinaia di professionisti europei progetteranno scuole antisismiche (pagate con gli allegri sms solidali) secondo i criteri antisismici haitiani (che vantano una lunga ed efficace tradizione nella prevenzione dei terremoti), controllati da funzionari haitiani che certificheranno la qualità delle opere (per niente esposti a corruzione).

...


così al prossimo terremoto si potrà dare lavoro a migliaia di cooperanti che dovranno ricostruire le scuole ricostruite, altrimenti finirebbero a zappare la terra nei loro paesi d'origine (il che non farebbe un soldo di danno)


colti da perplessità esistenziali, con i progetti esecutivi approvati e i lavori in corso d'appalto, i nostri (uno) se ne tornarono a casa, decisi a incominciare i lavori, visto che la maggior parte delle ong ha già individuato le scuole, fatto gli studi di fattibilità, ottenuto le autorizzazioni dalle autorità locali e contrattato le imprese.

alla faccia degli psicopuffi (che in 15 anni di missione ad haiti stipendiano 8000 funzionari e allo stesso tempo consentono al governo haitiano di sputtanare la maggior parte del pil- fatto per l'80% da prestiti UE e USA- in forze armate.

è meno ipocrita lavorare per la coca-cola (ma questo l'ho già scritto)

giovedì 1 aprile 2010

generatori & smadonnamenti

Premessa:
in tutte le emergenze i costi di supporto per mandare avanti ufficio e personale sono pari o superiori al totale destinato ai beneficiari. questo vale per abruzzo, tsunami e naturalmente per haiti.

per la nostra casa-chiesa-caserma-ufficio paghiamo 3500 dollari al mese, il che rende enormemente più ricco il già abbiente padrone di casa.

I nostri eroi ignoravano che la zona è priva di ogni qual forma di energia elettrica, e si tira a campare a forza di generatore e batterie.

una notte buia e tempestosa i nostri stavano desinando a base di mango riso e fagioli, il pasto degli dei (al pari di nettare e ambrosia, ma decisamente al di sotto di matriciana e sarcicce), quando ad un tratto il buio calò su di loro.

era forse una maledizione vodoo?
era forse la vendetta di Ade?
era forse la vendetta di Enel (il dio vodoo della luce e della bolletta)?

No

era il generatore cinese che spirava, rendendo l'anima a Dio (o a Buddha, dipende dalla zona di fabbricazione)

i nostri rimasero quindi al buio per due notti e un giorno, passavano il tempo fumando il calumet (che in lingua locale si chiama camel light) e intonando canti propiziatori (il più famoso dei quali era "Osteria del Vaticano", misteriosa nenia creola dal sapore esotico).

il giorno seguente si armarono di libretto degli assegni (arma invincibile) e andarono al tempio del dio Honda per rendergli omaggio e chiedere la grazia di un generatore.

il dio Honda li mandò dal dio Kutoba, che rispose alle preghiere e fece materializzare un generatore diesel da 7 kw, ma solo dopo aver requisito il prezioso assegno.

ritornati vittoriosi alla dimora i nostri, vista la spesa sostenuta, affrontarono il proprietario, vestito di sole infradito, per suggerirgli che forse, visto il prezzo non proprio basso dell'affitto, sarebbe stata buona cosa che il generatore in dotazione non fosse stato cinese.

il proprietario praticò l'antico rito del lavaggio delle mani, il sottoscritto praticò l'antico italico rito del "tenedevidannàffanculotettuttilimortaccituaedequellatroiadetumadre", che non servì a niente ma porto grossa soddisfazione nel cuore degli astanti.

Nel frattempo si pascolava per vedere se i nostri amici della bidonville avessero cominciato a ripulire le proprie strade pagati dal contributo tolto dalle tasche di parecchi telespettatori i quali, vedendo negri morti, mandarono sms solidali.

avevano iniziato

con ritmi non propriamente frenetici ma cominciarono.

dicimo che con il loro ritmo di lavoro (3 ore al giorno, carriole mezze vuote e preghiere varie) nel 2754 avranno ripulito da due a tre vicoli.

soddisfazioni della vita.

martedì 30 marzo 2010

trasLOCO

tanto per santificare la festa, ecco che la domenica, caricata sull'aereo l'allegra delegazione romana, ci si appropinqua a trasferire armi bagagli e magazzino a una decina di km da dove eravamo, in una location che di ONG ha ben poco, ma è coatta: villaggio diplomatico Les Palmes.
per trasferire 83 tende da 4 posti, 20 tende da 50 m2 e altre allegre quisquilie, viene chiamato il simpatico camion dei traslocatori.

e qui uno capisce perchè gli haitiani vivono nella condizione in cui vivono, la risposta è tremendamente neoliberista e vagamente razzista:

perchè nun je va da lavorà

pagati tra l'altro a tariffe europee.

questa conclusione non deve sembrare approssimativa e offensiva, E'APPROSSIMATIVA E OFFENSIVA, ma li mortacci loro otto ore di lavoro per fare quello che si sarebbe potuto fare in un'ora.

Dicono sia una differenza di cultura: lo è.

il problema non è che a loro manchi la cultura del lavoro in generale (anche perchè non si spiegherebbe come rifiutino sistematicamente di alzare un dito per pulire non dico la strada, ma almeno i 5 mt davanti la loro porta), è che il modello occidentale è penetrato a fondo generando un mostro in cui convivono poco e male voodoo e telefonini.

esempio:
quartiere di citè aux cayes, proposta da parte nostra di partecipare allo sgombero delle macerie, almeno quelle sulla strada, pagamento a prezzi di mercato.

"Sì ma pagate poco, allora preferisco non lavorare per niente"

"Aumentiamo di un tot, vi sta bene?"

"Ci pensiamo, dobbiamo fare l'assemblea generale della popolazione"

la quale stabilisce che va bene.

Quindi cominciamo?
NO

Vogliono il vitto:

"Ok, vada per il vitto, dateci la lista di quello che vi serve"

il giorno successivo fu presentato un papiro contenente quantità di cibo tali da soddisfare il bisogno alimentare di 37 feste dell'unità.

in realtà sarebbe dovuto servire per sfamare 30 persone.

cibo comprato

ma adesso vogliono che siano pagati anche i cucinatori del cibo, che vengono individuati in numero tale da superare di 3/4 il numero di lavoratori totali.

e mo' m'avete rotto er cazzo.

seguì un succinto discorso in creolo-romanesco, non so quali concetti abbia veicolato, ma credo che la locuzione "se pensate che sto qui a pettinà le bambole, ve ne potete pure annà affanculo" sia stata sufficientemente compresa.

domani cominciano il lavoro, 30 persone per rimuovere le macerie dalle loro strade.
fino ad ora le ci avevano vissuto sopra, ecco dove sta la differenza culturale.

ovviamente il cibo è stato deviato su una mensa gestita dal cesvi nella braccopoli adiacente.

loro vengono pagati.

diciamo che il cibo se lo possono pagare.

giovedì 25 marzo 2010

grog

coltivando un insolito razzismo per le vie di port au prince
tutto cominciò nelle vie di una simpatica baraccopoli adiacente il porto chiamata fort dimanche.
trattavasi di montare telo ombreggiante con annessi pali onde far pascolare piccoli bambini negri senza che il sole cuocesse le loro capoccette pidocchiose.
scaricai pali picconi cartocce corde picchetti e mazzette e mi accinsi a principiare il lavoro.
una moltitudine di giovani e meno giovani cominciarono ad attorniarsi alla zona propria dei lavori, commentando in creolo con fare sarcastico gli sforzi dello smadonnante sottoscritto.
poi qualcuno si accinse a collaborare e in venti minuti tutto fu montato.
il giorno seguente, pimpante e soddisfatto del lavoro svolto dalla comunità, tornai in quel luogo ameno per ultimare l'acchittamento della zona.
ma, corpo di mille balene (o anche cristoddio ma che cazzo è successo) trovai tutto smontato.
ripensando al sudore stillato dalla mia ariana fronte, smadonnai a guisa di portuale livornese, e mi misi in cerca del capoccia locale, lo quale dissemi che per paura di ruberie notturne aveva fatto smontare 6 pali e 48 mq di telo. mortacci sua.
quindi il mattino seguente rifeci paro paro il lavoro e la sera mi telefonarono avvertendomi delll'avvenuto smontamento ad opera del comitato. ho la vaga sensazione che mi stiano menando per il naso, da domani tutti a coglie cotone nelle piantagioni.

il contesto paesaggistico di tale quartiere è singolare.
sorto da baracche e bandoni, si è evoluto in bandoni e baracche, ergesi una sola costruzione, detta scuola, dotata di apposito piazzale ora occupato da tenda di dispensario medico.
tale piazzale è circondato da uno specchio d'acqua ridente e pittoresco, chiamasi nel dialetto locale "marana", esalante esaltenti effluvi miasmatici che, secondo antichi sciamani, inducono visioni mistiche.

dopo queste esaltanti giornate dedicomi al pascolamento della missione romana in visita, li quali scottansi, sudeno e soffrono il salubre clima caraibico.

chissà se arriveranno vivi a domenica.

manco le carte m'hanno portato, sti 'gnoranti.

domenica 21 marzo 2010

Foll(i)a

il quartiere è sempre quello, con l'aggiunta di una discreta quantità di fango tropicale, che rende tutto squisitamente pittoresco.
nella suddetta fangara muovonsi tre figuri, in direzione assemblea popolare convocata dl comité di quartiere, ordine del giorno:
- presentazione del comitato alla popolazione (comprese cariche, sottocariche, sostituti, commissioni di controllo e collegi dei revisori)
- presentazione dei bianchi
- decisione delle priorità per il quartiere
location:
noi appollaiati sul tetto come gufi, dieci del comitato anche loro appollaiati, 300 persone pascolanti sotto.
durante l'interessantissimo dibattito svoltosi in creolo (lingua da tutti noi pienamente compresa), accade che le mie simpaticissime colleghe mi abbandonarono al mio destino.
dunque mi trovai a illustrare le attività che ci accingevamo a promuovere ad una platea di creolofoni che nulla capiva di quanto io dicessi e viceversa.
in ogni modo fu un successo.
ci donarono le magliette del comitato.
è probabile che nella chiarezza della comunicazione abbiano capito che finanzieremo le loro esistenze ad libitum in ville con piscina sull'isola di tortuga, o che io abbia promesso loro il mio primogenito, da qui l'entusiasmo della piazza.
in attesa di cedere la mia progenie ad un haitiano, me ne vado masticando voul au vent.

dopo i puffi, oggi ho visitato l'allegro villaggio valtur della protezione civile italiana.
dove pascolano vigili del fuoco, protettori civili e cuochi romagnoli (in mimetica e infradito, non solo i cuochi).
sembra non facciano altro che nutrirsi e abbeverarsi, dopo mezz'ora lì dentro, al decimo caffè, pensavo di uscire e trovarmi a corso francia.

la questione logistica della giornata era:
- sintonizzare il ricevitore satellitare
- attivare la connessione
-trovare un generatore con tensione di uscita 220V (la protezione civile NON possiede adattatori)
- vedere alla fine di queste operazioni palermo-milan su uno schermo al plasma residuo del terremoto in abruzzo

queste azioni (giunte tutte a buon fine) testimoniano l'efficenza e la potenza dell'italico ingegno.

comunque, come per palermo, il problema di port au prince è il traffico.
(e non toccare le banane, ne sono gelosissimi)

venerdì 19 marzo 2010

er mejo fico der bigonzo

citè aux cayes è un quartiere in salita fatto di casette, casupole e baracche, disposte con gusto secondo il pancasinismo terzomondiale, corrente architettonica di gran moda ai tropici.
appollaiato sul cassone del pickup, smadonnando contro l'autista, le buche, sto cazzo de sole, la santissima trinità ecc ecc, mi appropinquavo all'incontro con il presidente del comitato di quartiere, affiancato da segretario, delegato, vicepresidente, delegato bis e cugini vari: scopo dell'incontro: stendere un calendario dei lavori da fare con la cittadinanza tutta per bonificare il quartiere (possibilmente prima che muoiano tutti di colera).
giunto in cima alla salita, ecco profilarsi all'orizzonte un iveco Lince della marina parcheggiato alla guisa del pene di quadrupede, accanto al succitato veicolo stavano dei puffi da combattimento, dei protettori civili e le suorine della santissima carità.
"e mo' questi che cazzo vonno?" fu il pensiero che fugace mi attraversò la mente.

"ahò, bella! ma te non stavi all'aquila? senti, qua pensavamo de fà 'na cosa, piamo un cammio de sabbia, 'na ventina de quintali de cimento e je famo 'na gettata a schiena de mulo su quer cazzo de canale pieno demmerda che score immezzo a 'sta vietta.
te in tre ore quanta gente rimedi? io te faccio 'na lista de quello che me serve, te me lo vai a comprà e se vedemo domani mattina. de bonificà er canale grosso pieno de cadaveri e porchi ar pascolo nun se ne parla perchè cor cazzo che scennemo là sotto"

l'entusiasmo dell'italico intervento a sostegno dei diseredati del mondo era giunto fin nel cuore della megalopoli caraibica.

"mortacci vostra, ma proprio qua a cacà er cazzo" fu il dolce pensiero che rivolsi agli arditi rappresentanti della patria.

avrebbero voluto fare un ponticello in un via larga 5mt, per bonificare ben 40 m2 di quartiere.
glissando e rinviando riuscii a posticipare il loro intervento e gli dei mi vennero in aiuto richiamando in patria quei baldi giovani, salpando la cavour (ancorata nel dirimpettaio porto) entro due giorni.

scampato l'intervento a cazzo di cane dell'italico ingegno è stato seguito dalla visita nella casa del vicevicepresidente del comitato: l'unica casa in piedi, lui orgogliosamente negoziante, emigrante, ritornante, proprietario di negozi, strozzino, caporale, nei ritagli di tempo riscossore del pizzo e ricettatore. er mejo fico der bigonzo.

mi ha offerto una 7up.

l'ho bevuta

mi ha offerto una banana fritta

ho rispettosamente declinato

come al solito, le ong hanno trovato il miglior partner possibile all'interno della comunità, che in ogni caso farà sicuramente gli interessi della stessa, verso un futuro di pace e prosperità.

i cooperanti sono braccia strappate all'agricoltura.


PS: ci sono ancora circa 400 cadaveri sepolti sotto le macerie di Citè aux Cayes, vista la situazione, credo che andranno tirati fuori con paletta e secchiello.

martedì 16 marzo 2010

noi puffi siam così

pascolando tra macerie e manghi si palesa, nei pressi dell'aeroporto di port au prince, una zona ricca di torrette e filo spinato, è l'allegro compound delle nazioni unite.
l'allegro compound delle nazioni unite ospita militari,protezioni civili varie, agenzie internazionali, tra le quali si annoverano WFP, UNHCR, OCHA e soprattutto UNICEF.
tutti contraddistinti dal colore blu, tipico di un'altra nota popolazione del sottobosco:i puffi.
queste agenzie convocano ogni tre per due meetings, cluster, sabba infernali, altrimenti detti riunioni, alle quali partecipano tutte le ong che operano nella zona.
i puffi vivono nel bosco ed escono raramente da sotto le felci, gli abitanti del compound uguale.
quindi convocano riunioni ad orari bislacchi con ordini del giorno inutili che si traducono nella produzione di una grande quantità di aria fritta.
tipo:
il child protection cluster convoca una riunione presso il UN compound alle nove e mezza di mattina, tu sei però in giro dalle 7 con il furgone carico per andare a piazzare una tenda scuola dall'altra parte della città, ovviamente c'è un traffico della madonna, ti scapicolli, investi undici negri e arrvi alle nove e venti dentro il compound.
fanno quaranta gradi e puzzi di rinoceronte morto, parcheggi ed entri nella tenda unicef, con le scrivanie, i computer, l'aria condizionata, i distributori di beveraggi.
vedi i puffi e vai alla riunione.
alla riunione i puffi decidono di fare dei gruppi di lavoro per arrivare ad un protocollo univoco sulla definizione di area amica dei bambini (che esiste da dieci anni).
dopodichè chiedono alle ong di fare una carta della città segnando le aree di lavoro e chi fa cosa dove.
pensi che sul cruscotto della macchina c'è aperta una carta con scritto chifacosadove, che ce l'hanno tutti e che si può scaricare da internet.
cominci a interrogarti sull'utilità del meeting e ti senti un po' in colpa per la sorte degli undici malcapitati di cui sopra.
poi ti giri e vedi appiccicato all'entrata un foglio con scritto "chi vuole i cornetti per colazione si segni qua sotto".
e capisci tutto.

salto temporale

il pomeriggio riunione di coordinamento tra le ong italiane.
ora cercate nella frase l'elemento di illogicità.

fatto?

bene, ong italiane e coordinamento fanno un ossimoro.
però almeno alle riunioni c'è il caffè decente.

domenica 14 marzo 2010

primo giorno 13.03.2010 DEMOCRAZIA DIRETTA

come la democrazia diretta entra nella vita quotidiana di una bidon ville di port au prince attraverso l'istituzione di un comitato.
Nello specifico trattasi di comitato di quartiere, il che è già di per se' foriero di situazioni al limite del grottesco.
tra macerie e fogne al cielo aperto sono state piantate quattro tende a uso scuola arrivate direttamente dal campo Globo de L'aquila.
ecco coinvolto un pezzo della comunità localle nella decisione delle priorità della zona.
in una stanza di 15 mq, alla salutare temperatura di 43°, ci sono 9 rappresentanti della pololazione del circondario che dovrebbero decidere, riuniti in forma di comitato, cosa fare, come farlo e quale possa essere l'intervento della ONG di turno (nello specifico rappresentata da uno spaesato sottoscritto).
Una baraccopoli
Democrazia diretta
inizio e fine con preghiera collettiva
lascio immaginare quello che ne è venuto fuori, un incrocio tra un collettivo di lotta comunista (il giornale) euna riunione di condominio.
dopo due ore cerimoniose e interminabile si giunge alla conclusione politica che bisogna procurarsi tre megafoni per sensibilizzare gli abitanti sulla questione delle fogne a cielo aperto e sulle attvità ricreative da fare nelle tende.
per fare questo però bisognerà telefonare al direttore scolastico del quartiere che è anche l'unico ad avere un motorino (non si capisce la connessione logica)


in tutto ciò:
la conversazione si svolgeva in creolo
ogni quarto d'ora scattava la preghiera


si prende il tutto e lo si aggiunge ad uno staff formato dal sottoscritto, una di tolosa che assomiglia a un batrace, una capoprogetto svizzera celiaca e un logista colombiano che parla solo lo spagnolo sudamericio


mi sa che la prossima volta vado a lavorare per la coca cola