domenica 25 aprile 2010

benzine e destini

la versione ufficiale rilasciata dal governo è che tutto a un tratto le raffinerie ei depositi di carburante di port au prince non rispondono ai criteri di sicurezza internazionali.
probabilmente non hanno mai risposto ai criteri di sicurezza internazionali.
radio nazioni unite dice invecce che è una tattica del governo haitiano per aumentare artificiosamente i prezzi del carburante, tenendo a secco per un paio i settimane i distributori e poi inondando il mercato a prezi aumentati (la stessa tattica dei narcotrafficanti).
ma noi della genia italiota ce credevamo più furbi, pensavamo "mo' li fregamo noi sti quattro burini negri, piamo un container, lo riempimo de gasolio e se lo portamo qua, tiè".
pippe
pippe poco previdenti (PPP)
affittato il camion e il container, comprato via telefono 10 m3 di gasolio, e cominciarono quelli che in gergo tecnico si chiamano cazzi.
- il camion può partire, ma mancano i documenti di trasporto, che per i carburanti sono tanti e complicati
- lettera all'ambasciatore haitiano a santo domingo, il cui contenuto era più o meno: "fatece passà cor camion pieno de gasolio, sennò rimanemo a secco e dobbiamo bloccare i progetti, cagionando la morte di poveri bambini negri denutriti"

a questo punto succede quello che succede nel cartone animato "le 12 fatiche di asterix", ovvero la ricerca del lasciapassare necessario per attraversare la frontiera.

l'ambasciatore, con aria contrita, ci manda al ministero delle finanze dove dovremo presentare la stessa lettera al direttore del servizio relativo il quale rilascera l'apposita autorizzazione.

al ministero delle finanze entriamo:
- alla reception ci mandano al servizio sdoganamento
- al servizio sdoganamento ci mandano al servizio riscossione tributi
- al servizio riscossione tributi ci rimandano alla reception (20 euro come quando ripassi dal via al monopoli)
- alla reception ci mandano alla direzione del reparto trasporti
- la direzione del reparto trasporti ci manda alla riscossione tributi
- la riscossione tributi allrga le braccia e ci dice che abbiamo sbagliato sede

usciamo

andiamo in un altro edificio del ministero delle finanze, dalla parte opposta della città.
e lì vediamo una certa quantità di facce bianche, il che ci fa pensare che forse siamo capitati nel posto giusto.

dopo un'attesa che rassomigliava alla fila per prendere le pagelle, con la stessa atmosfera di lieve angoscia, una signora dall'aria annoiata infine ci comunicò con una certa flemmma che no, non sarebbe stato possibile trasportare carburante a meno di non essere una compagnia petrolifera, per cui che ci rifornissimo al mercato nero e non rompessimo le palle.

ah.

e mo' che ce famo co' sto camion?
se lo damo sui denti?

no, lo rivendiamo a santo domingo perdendoci un migliaio di dollari.

e andiamo a rifornirci sul mercato nero, come del resto fanno tutti.

bello.

risolta questa faccenda i nostri si dissero che valeva la pena prendersi una serata libera e andare a mangiare in uno dei ristoranti più in di petion ville, frequentato da espatriati delle ong, delle nazioni unite, trafficanti di droga locali e papponi di vario genere.
solo in un ristorante potevano convivere gomito a gomito queste diverse categorie di personaggi.

mentre un'orchestrina domenicana suonava i successi franco califano e tutti gli astanti ballavano (papponi con espatriate, puttane con funzionari onu, mercanti d'armi con gente delle ong...) tra una saltimbocca alla romana e un lambì alla creola il nostro tavolo era composta da una buona metà degli expat di agire e da due personaggi curiosi, un creolo sulla quarantina e un vecchietto biancovestito.
il sottoscritto con la sua proverbiale capacità di trovarsi in situazioni che i più definirebbero "del cazzo" andò a finire seduto vicino al vecchietto biancovestito.
e un dubbio si affacciò alla mente:
o usa un'acqua di colonia alla vodka, o sta 'mbriaco.
le successive tre ore di conversazione mi fecero propendere per la seconda ipotesi.
trattavasi del rappresentante del governo haitiano con delega al turismo in santo domingo (?).
haitiano bianco, presentava affinità, negli attegiamenti e nei discorsi, con un boero sudafricano.
si acollò per l'intera serata e io vedevo gli sguardi solidali degli astanti, i cui occhi erano però pieni di sollievo nel vedere che tale sorte era toccata a me.


al quarto rum, che bevevo per fargli compagnia (e per farmi compagnia) si lanciò in un soliloquio riguardante la natura dell'haitiano, declamando il debito di civiltà che gli haitiani avevano con la francia, il fatto che come popolo non avessero coesione sociale e che solo una dittatura sanguinosa di stampo sovietico avrebbe potuto dare agli haitiani l'unità nazionale e il senso della comunità e della solidarietà (o lo sterminio completo della popolazione)

e, sarà stato il rum o la retorica fascista, m'aveva quasi convinto.

domenica 18 aprile 2010

derby e austerity

da una parte la gente in piazza per emergency, dall'altra natali di roma e derby.
poteva essere un weekend italico piuttosto interessante.

a sette ore di fuso orario invece i discorsi vertono principalmente sulla penuria di carburanti vari che da una mezza settimana caratterizza queste lande, che già di per se' sono sfigate.

tutto è cominciato martedì 13, con un comunicato diramato da puffolandia che annunciava la chiusura di raffineria e depositi di port au prince, compresi i moli di attracco delle petroliere.

a quel punto è cominciata una tarantella piuttosto singolare.

il gruppo di autoscolto dei logisti di agggire si guardava sperso attorno, alla ricerca di una pompa di benzina da litigarsi con gli haitiani, perchè ovviamente tutto dipende dal carburante (gli haitiani hanno un curioso concetto di distribuzione di energia elettrica: tirano un cavo, lo attaccano alla centrale e dopo sei ore gli stessi operai che l'hanno attaccato lo smontano e se lo vanno a vendere al mercato nero, sic).

quindi ecco che orde di autieri al soldo delle ong si lanciavano in peregrinazioni notturne o antelucane alla ricerca del benzinaro corruttibile, con i cassoni dei pickup carichi di taniche vuote e l'indicatore della benzina inesorabilmente sul rosso (il compagno indicatore?).

poi, ecco che ci piovve addosso l'Idea.

"ma perchè non compriamo una cisterna di diesel a santo domingo e la facciamo arrivare qui, e poi ce la dividiamo?"

L'accolita dei logisti si scambio sguardi colmi di intima soddisfazione, consapevoli di essere finalmente riusciti a scoprire il segreto dell'acqua calda.

ma poi cominciarono a sorgere i primi problemi:

avete mai preso le ordinazioni per le pizze a domicilio, magari la sera del derby? quando siete al telefono e cominciate a chiedere "allora, quante margherite? ma te vuoi la capricciosa in bianco e te la napoli senza alici. quindi, i supplì? uno a testa? te vuoi la vegetariana bianca senza olio ma con le salsiccie?" e in voi sale la consapevolezza che mai si arriverà ad una conclusione prima dell'inizio del secondo tempo?

comprare diecimila litri di nafta e benzina e poi dividerli tra gli allegri cooperanti si rivela un'impresa altrettanto ardua:

- intersos non vuole tenere più di 500 lt di diesel nel piazzale della sede, chè ha paura dei ladri (trovateme uno che se incolla un bidone da 1000 lt a spalla e poi ne riparliamo), però avrebbe bisogno di almeno 2000 lt di benzina (se la mettono in salotto?)
- terres des hommes vorrebbe 250 lt di gasolio in taniche e 1000 di benzina in bidone, ma poi ci ripensa e decide che ne prende 2000, ma non sa dove metterli allora forse 500 è meglio, ma quand'è che devi fare l'ordine?
- cesvi non la vuole, ma poi rimangono a piedi e allora la vuole, ma non sa quanta nè cosa, nè soprattutto perchè
- gvc decide che la vuole, tipo 500-1000 lt, ho capito, 500 o 1000? mica stamo a comprà le noccioline...
- coopi in grazia di dio prende 1000 di nafta e 1000 di benzina e addirittura se la tiene in magazzino (quanta saggezza)
- action aid non pervenuti
- save the children ci snobba, poi però scopre che per mandare in giro i suoi 20 espatriati con 20 macchine ha bisogno del gasolio, ma siccome sono fuori tempo massimo dovrà bastare loro tanta salute e un par de scarpe nove, camminate gente, camminate.

e chi è che faceva il cameriere?

morale della favola, martedì arriverà il CAMION con il CONTAINER che conterrà il GASOLIO e la BENZINA.

ma ho come l'impressione che, all'ingresso del camion nel parcheggio del magazzino, si sblocchi la situazione approvvigionamenti e i distributori riprenderanno a distribuire, i benzinari a benzinare e noi dovremo cominciare a farci il caffè con la benzina al posto dell'acqua.

ma una buona notizia ci riempie i cuori di gioia.
finalmente il batrace d'oltralpe, altrimenti detto coordinatore admin della missione, ha trovato un haitiano che, in cambio di un matrimonio e della cittadinanza francese, può darle la gioia (if you try black, you'll never be back)

essa non vuole, ma tutti incoraggiamo per contro la conclusione felice di questa storia d'amore (il lui in questione è un mezzo pastore evangelico che pascola per uno dei progetti)

questo apre un'altro capitolo:

le motivazioni che spingono la gente ad andare a 10000 km da casa a fare progetti inutili (a parte i soldi, ovviamente)

ci sono i missionari per conto di dio (e non sono i blues brothers)

ci sono quelli che partono per poi poter finalmente dire "in culo ai cooperanti e alle nazioni unite, so' mejo i militari e le multinazionali" e poi aprono un bar o entrano nella guardia forestale (potrebbe essere il mio caso).

ci sono quelli che si sposano l'indigena e campano felici (chiedete all'attuale logista dell'ambasciata italiana in zimbabwe).

ci sono quelli che a casa loro non sono capaci di stare, in quanto fondamentalmente dissociati mentali, partono a vent'anni e arrivano a sessanta che non sanno chi sono,o meglio, sono il loro lavoro, ma hanno il passaporto pieno di visti.

specie quest'ultimo punto è da considerare come l'obiettivo da NON raggiungere.

seguirà ampia trattazione sull'argomento a tempo debito (con esaltanti esempi di cooperanti impazziti, di sessuomani internazionali/interraziali, di fricchettoni convertiti al neoliberismo)

augh

martedì 13 aprile 2010

bandierina de primo mese, la marcia di avvicinamento verso un sano razzismo prosegue senza intoppi.
razzismo non solo intercontinentale, ma anche semplicemente transfrontaliero, nonchè sindrome della casalinga frustrata.

la diagnosi è riconducibile alla ritualità dei momenti di rizollamento quotidiano,chiamasi rizollamento il momento dello stacco dal lavoro, di solito verso le aette della sera, quando il nostro fisico brama una birretta gelata, meglio se seduti in terrazza.
è un breve momento che preccede la doccia e l'elaborazione del desco serale.
altro momento di rizollamento sarebbe l'amaro prima di andare a letto, ma questo verte già più sull'alcolismo.

comunque

il problema del razzismo transfrontaliero (che sfocia anche nella segregazione di genere) nasce dall'attitudine del sottoscritto a imbarcarsi più o meno tutti i giorni nella preparazione di una cena commestibile che possa dare una parvenza di umanità alle vicende caraibiche del lavoro quotidiano.

quindi è fondamentale la scelta degli ingredienti e la modalità di cottura degli stessi (di solito atti a costituire delle pietanze misteriose dai nomi esotici: amatriciana, carbonara, pollocoipeperoni....).

si dà il caso che uno degli abitanti della casa degli espatriati sia un batracide di sesso femminile e nazionalità francese che svolge la pomposa funzione di amministratrice (il fatto che ignori cosa sia una prima nota è un pensiero laterale che solo i maligni interpreteranno come incompetenza).

oltre a svolgerre questa funzione, si denota la totale mancanza di coordinazione fisica, che la porta inevitabilmente a compromettere l'equilibrio statico degli oggetti posti su superfici piane, nonchè a turbare la tensione superficiale dei liquidi in recipienti, siano essi acqua, gasolio o caffè.

ma soprattutto:

CALA LA PASTA NELL'ACQUA FREDDA

ecco, questo non sarebbe dovuto accadere.
ora si configura decisamente come un nemico da abbattere, e non come un essere da guardare condisccendenza dall'alto della propria capacità di bere un caffè senza lanciarlo sulle pareti.

questi episodi sono quelli che mettono in serio pericolo l'integrità mentale di chi scrive, specie se chi scrive è costretto a sudare sette camicie per spiegare che per fare la pizza non bastano acqua e farina, ma sarebbe necessario anche il lievito (e a questo punto i maledetti francesi possono anche prendere le loro baguette, infilarsele sotto le ascelle e andarsi a fare un giro).

accanto a questi episodi ne accadono altri.

si andava passegiando qua e là con la macchina, quando ad un tratto UNA LUCE si accese, una luce viva, rossa come le labbra della donna amata, rossacome il fuoco della passione, ma il fumo non era del fuoco della passione bensì della testata bruciata che ,causa trafilamento d'olio, ha portato la vettura ad essere custode inconsapevole di un'opera d'arte postmoderna che consisteva in un blocco uniforme di metallo, plastica e fili elettrici che un tempo erano un motore, un cambio, un differenziale.

quindi siamo passati dall'avere un mero mezzo di trasporto a custodire una pregevole scultura (contenuta in quello che gli impuri chiamano carrozzeria).

ma essendo il nostro amore per l'arte vicino allo zero, abbiamo colpevolmente deciso di rimorchiare la macchina all'officina per un vano tentativo di rianimazione che si è concluso con una prematura rottamazione.

per rilassare la mente mi sono quindi avviato verso l'ameno villaggio dei puffi dove, finalmente con una birra gelata in mano, ho partecipato ad un rito iniziatico (una riunione di eletti) sul fosco tema della logistica, che gli spiritosi omini blu chiamano logcluster (che sembra la marca di un lassativo)

in questo convivio di eletti dediti più che altro all'autocommiserazione vista la difficoltà a operare coi negri nei caraibi, si fece un annuncio che i più ottimisti accolsero con un "perbacco", i più incazzosi con un "porco/a....(inserire il nome di una divinità a scelta)".

per le prossime due settimane il lungimirante governo haitese prevedeva una difficoltà con l'approvvigionamento di carburanti, visto che, alzando a dismisura le imposte doganali, nessuno scaricava più un cazzo a terra, specie nei depositi di combustibile.

e qui sorge spontanea la domanda ontologica prima che escatologica:

"ma non staremo mica a pettinà le bambole?"

venerdì 9 aprile 2010

AGGGIRE (con 3 G rende di più)

Tutto è cominciato in una notte buia e tempestosa, quando a L'Aquila vennero giù case, chiese e caserme.
La risposta aall'emergenza fu pronta ed efficace (brindisi notturni di palazzinari a parte) ma fu terreno di caccia delle migliaia di associazioni di protezione civile, delle parrocchie, degli scout....
Gli allegri sms solidali andavano dritti al consiglio dei ministri, che poi li girava al dipartimento della protezione civile che provvedeva a rimborsare i volontari che di volta in volta cucinavano, estraevano cadaveri dalle macerie, giocavano a tresette con i vecchietti.

e qualcuno ha rosicato.

più precisamente hanno rosicato tutte le ong medio grandi che, non essendo accreditate con la protezione civile, si sono dovute accontentare delle briciole nel terremoto abruzzese.
queste ong hanno pensato che sarebbero rimaste fregate una volta, ma, imparata la lezione, guai a lasciarsi sfuggire un'occasione siimile nel futuro.

Da qui la creazione di un consorzio di quasi tutte le ong italiane cui venne dato il pomposo nome di Agenzia Italiana Risposta Emergenze. AGIRE

Il problema di questo consorzio è che nessuno degli attori che ne fanno parte ha un'esperienza di risposta all'emergenza, nè una base logistica adeguata, nè un'esperienza sul campo (comprese le filiali italiane di corazzate come save the children e action aid)

In italia l'emergenza è roba della protezione civile da almeno 15 anni.

Poi il 12 gennaio un terremoto di 6,8 gradi richter rade al suolo le due principali città di haiti, facendo 300000 morti.

la protezione civile italiana non ha fondi sufficienti per un intervento massiccio a 10000 km da roma, si è sputtanata tutti i soldi nel piano case e nei massaggi di bertolaso.

gli allegri sms solidali vengono quindi deviati su agire, che in una settimana accumula 14 milioni di euro per rispondere all'emergenza.

i soldi vengono divisi tra le 9 organizzazioni che interverranno ad haiti, anche se nessuna di loro (tranne Save the children cesvi e action aid) ha mai fatto niente ad haiti.

un milione e due ogni organizzazione, i soldi devono essere impiegati per la risposta all'emergenza e devono essere spesi entro dodici mesi dalla data dell'evento.

il problema è che tutte le organizzazioni sono ong che fanno cooperazione, non risposta all'emergenza, per cui non dispongono delle risorse umane e materiali necessarie per mettere in campo gli strumenti utili a rispondere ad un'emergenza di questa portata.

per la serie: non abbiamo veicoli, tende, ruspe, ospedali da campo, stazioni radiomobili, cucine mobili. (tutte cose che, guarda caso, la protezione civile ha)

facciamo solo da tramite tra le nazioni unite e la popolazione
in pratica distribuzione di aiuti per conto unicef.

e qualche progetto di cooperazione infilato di nascosto tra le linee di budget (che è l'unico lavoro che si sappia realmente fare)...

da qui la necessità di rimuovere le macerie con paletta e secchiello.

martedì 6 aprile 2010

sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram...

sulle note fantozziane inizia la routine tropical-caraibica.

con gli occhi accaccolati del dopo pasqua, i nostri eroi la mattina del lunedì di pasquetta si arrampicano sul cassone del pickup e si avviano ad una sessione negropuffica (coordinata quindi dalle nazioni unite e dal ministero dell'educazione) sulla ricostruzione delle scuole.
La verità è che non è che poi i nostri eroi fossero tanti, non erano più altri di uno, due se vogliamo contare l'amico immaginario.

in un recondito angolo della città stagliasi l'imponente costruzione del ministero.
visto che è un meeting sulla ricostruzione, i nostri (uno) aspettavansi un coacervo di ingegneri, architetti e consulenti vari.

e infatti il sabba negropuffico era condotto da una psicologa coreana trentenne dell'unicef, la quale subito diede un taglio (delle vene) estremamente operativo alla riunione.

a quasi tre mesi dal sisma, l'unicef ancora non ha l'elenco completo delle scuole, il ministero nemmeno, quindi sostanzialmente ci sono svariate centinaia di architetti e ingegneri che pascolano per il villaggio dei puffi sgranocchiando noccioline senza sapere bene che fare, con i plottaggi sotto le ascelle a guisa di baguette. fonti men informate sostengono che trascorrano la maggior parte del tempo a fissare i culi delle giovani e disinibite stagiste delle varie agenzie delle nazioni unite, pratica comprensibile, ma che viene il dubbio non valga lo stipendio mensile di un professionista in trasferta (sarebbe più economico mandarli sotto la facoltà di lettere, se vogliono guardar culi, è triviale e maschilista ma tant'è).

Alla fine del sabba negropuffico la situazione era la seguente:
- qualcuno avrebbe mandato un elenco delle scuole
- il ministero dell'istruzione haitiano (!) avrebbe elaborato lo standard antisismico da applicare nelle scuole di nuova costruzione.

Intelligentemente la psicopuffa suggerì di affidare al ministero haitiano i controlli di qualità sui cantieri di ricostruzione.
essendo haiti uno degli stati più corrotti dell'orbe terracqueo viene il dubbio che la puffa coreana abbia vinto il suo posto alle nazioni unite coi punti della shell.
quindi:
centinaia di professionisti europei progetteranno scuole antisismiche (pagate con gli allegri sms solidali) secondo i criteri antisismici haitiani (che vantano una lunga ed efficace tradizione nella prevenzione dei terremoti), controllati da funzionari haitiani che certificheranno la qualità delle opere (per niente esposti a corruzione).

...


così al prossimo terremoto si potrà dare lavoro a migliaia di cooperanti che dovranno ricostruire le scuole ricostruite, altrimenti finirebbero a zappare la terra nei loro paesi d'origine (il che non farebbe un soldo di danno)


colti da perplessità esistenziali, con i progetti esecutivi approvati e i lavori in corso d'appalto, i nostri (uno) se ne tornarono a casa, decisi a incominciare i lavori, visto che la maggior parte delle ong ha già individuato le scuole, fatto gli studi di fattibilità, ottenuto le autorizzazioni dalle autorità locali e contrattato le imprese.

alla faccia degli psicopuffi (che in 15 anni di missione ad haiti stipendiano 8000 funzionari e allo stesso tempo consentono al governo haitiano di sputtanare la maggior parte del pil- fatto per l'80% da prestiti UE e USA- in forze armate.

è meno ipocrita lavorare per la coca-cola (ma questo l'ho già scritto)

giovedì 1 aprile 2010

generatori & smadonnamenti

Premessa:
in tutte le emergenze i costi di supporto per mandare avanti ufficio e personale sono pari o superiori al totale destinato ai beneficiari. questo vale per abruzzo, tsunami e naturalmente per haiti.

per la nostra casa-chiesa-caserma-ufficio paghiamo 3500 dollari al mese, il che rende enormemente più ricco il già abbiente padrone di casa.

I nostri eroi ignoravano che la zona è priva di ogni qual forma di energia elettrica, e si tira a campare a forza di generatore e batterie.

una notte buia e tempestosa i nostri stavano desinando a base di mango riso e fagioli, il pasto degli dei (al pari di nettare e ambrosia, ma decisamente al di sotto di matriciana e sarcicce), quando ad un tratto il buio calò su di loro.

era forse una maledizione vodoo?
era forse la vendetta di Ade?
era forse la vendetta di Enel (il dio vodoo della luce e della bolletta)?

No

era il generatore cinese che spirava, rendendo l'anima a Dio (o a Buddha, dipende dalla zona di fabbricazione)

i nostri rimasero quindi al buio per due notti e un giorno, passavano il tempo fumando il calumet (che in lingua locale si chiama camel light) e intonando canti propiziatori (il più famoso dei quali era "Osteria del Vaticano", misteriosa nenia creola dal sapore esotico).

il giorno seguente si armarono di libretto degli assegni (arma invincibile) e andarono al tempio del dio Honda per rendergli omaggio e chiedere la grazia di un generatore.

il dio Honda li mandò dal dio Kutoba, che rispose alle preghiere e fece materializzare un generatore diesel da 7 kw, ma solo dopo aver requisito il prezioso assegno.

ritornati vittoriosi alla dimora i nostri, vista la spesa sostenuta, affrontarono il proprietario, vestito di sole infradito, per suggerirgli che forse, visto il prezzo non proprio basso dell'affitto, sarebbe stata buona cosa che il generatore in dotazione non fosse stato cinese.

il proprietario praticò l'antico rito del lavaggio delle mani, il sottoscritto praticò l'antico italico rito del "tenedevidannàffanculotettuttilimortaccituaedequellatroiadetumadre", che non servì a niente ma porto grossa soddisfazione nel cuore degli astanti.

Nel frattempo si pascolava per vedere se i nostri amici della bidonville avessero cominciato a ripulire le proprie strade pagati dal contributo tolto dalle tasche di parecchi telespettatori i quali, vedendo negri morti, mandarono sms solidali.

avevano iniziato

con ritmi non propriamente frenetici ma cominciarono.

dicimo che con il loro ritmo di lavoro (3 ore al giorno, carriole mezze vuote e preghiere varie) nel 2754 avranno ripulito da due a tre vicoli.

soddisfazioni della vita.