martedì 13 aprile 2010

bandierina de primo mese, la marcia di avvicinamento verso un sano razzismo prosegue senza intoppi.
razzismo non solo intercontinentale, ma anche semplicemente transfrontaliero, nonchè sindrome della casalinga frustrata.

la diagnosi è riconducibile alla ritualità dei momenti di rizollamento quotidiano,chiamasi rizollamento il momento dello stacco dal lavoro, di solito verso le aette della sera, quando il nostro fisico brama una birretta gelata, meglio se seduti in terrazza.
è un breve momento che preccede la doccia e l'elaborazione del desco serale.
altro momento di rizollamento sarebbe l'amaro prima di andare a letto, ma questo verte già più sull'alcolismo.

comunque

il problema del razzismo transfrontaliero (che sfocia anche nella segregazione di genere) nasce dall'attitudine del sottoscritto a imbarcarsi più o meno tutti i giorni nella preparazione di una cena commestibile che possa dare una parvenza di umanità alle vicende caraibiche del lavoro quotidiano.

quindi è fondamentale la scelta degli ingredienti e la modalità di cottura degli stessi (di solito atti a costituire delle pietanze misteriose dai nomi esotici: amatriciana, carbonara, pollocoipeperoni....).

si dà il caso che uno degli abitanti della casa degli espatriati sia un batracide di sesso femminile e nazionalità francese che svolge la pomposa funzione di amministratrice (il fatto che ignori cosa sia una prima nota è un pensiero laterale che solo i maligni interpreteranno come incompetenza).

oltre a svolgerre questa funzione, si denota la totale mancanza di coordinazione fisica, che la porta inevitabilmente a compromettere l'equilibrio statico degli oggetti posti su superfici piane, nonchè a turbare la tensione superficiale dei liquidi in recipienti, siano essi acqua, gasolio o caffè.

ma soprattutto:

CALA LA PASTA NELL'ACQUA FREDDA

ecco, questo non sarebbe dovuto accadere.
ora si configura decisamente come un nemico da abbattere, e non come un essere da guardare condisccendenza dall'alto della propria capacità di bere un caffè senza lanciarlo sulle pareti.

questi episodi sono quelli che mettono in serio pericolo l'integrità mentale di chi scrive, specie se chi scrive è costretto a sudare sette camicie per spiegare che per fare la pizza non bastano acqua e farina, ma sarebbe necessario anche il lievito (e a questo punto i maledetti francesi possono anche prendere le loro baguette, infilarsele sotto le ascelle e andarsi a fare un giro).

accanto a questi episodi ne accadono altri.

si andava passegiando qua e là con la macchina, quando ad un tratto UNA LUCE si accese, una luce viva, rossa come le labbra della donna amata, rossacome il fuoco della passione, ma il fumo non era del fuoco della passione bensì della testata bruciata che ,causa trafilamento d'olio, ha portato la vettura ad essere custode inconsapevole di un'opera d'arte postmoderna che consisteva in un blocco uniforme di metallo, plastica e fili elettrici che un tempo erano un motore, un cambio, un differenziale.

quindi siamo passati dall'avere un mero mezzo di trasporto a custodire una pregevole scultura (contenuta in quello che gli impuri chiamano carrozzeria).

ma essendo il nostro amore per l'arte vicino allo zero, abbiamo colpevolmente deciso di rimorchiare la macchina all'officina per un vano tentativo di rianimazione che si è concluso con una prematura rottamazione.

per rilassare la mente mi sono quindi avviato verso l'ameno villaggio dei puffi dove, finalmente con una birra gelata in mano, ho partecipato ad un rito iniziatico (una riunione di eletti) sul fosco tema della logistica, che gli spiritosi omini blu chiamano logcluster (che sembra la marca di un lassativo)

in questo convivio di eletti dediti più che altro all'autocommiserazione vista la difficoltà a operare coi negri nei caraibi, si fece un annuncio che i più ottimisti accolsero con un "perbacco", i più incazzosi con un "porco/a....(inserire il nome di una divinità a scelta)".

per le prossime due settimane il lungimirante governo haitese prevedeva una difficoltà con l'approvvigionamento di carburanti, visto che, alzando a dismisura le imposte doganali, nessuno scaricava più un cazzo a terra, specie nei depositi di combustibile.

e qui sorge spontanea la domanda ontologica prima che escatologica:

"ma non staremo mica a pettinà le bambole?"

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