mercoledì 19 maggio 2010

validi motivi per fare il maiolicaro.

Il contesto lavorativo, l'autonomia decisionale, la flessibilità d'orario, il lavoro che non è essere dietro un bancone o dietro una scrivania.
queste sono le ragioni che giustificano il lavorare come cooperante.

A ben vedere sono le stesse ragioni che giustificano il lavoro del maiolicaro.
quindi, a questo punto, tanto vale armarsi di cucchiara, colla e piastrelle e andare a rivestire i cessi del mondo.

cosa induce questa riflessione di alto contenuto filosofico?
Bisogna innanzi tutto avere un'idea di quale siano le forze in gioco nell'allegra isola caraibica di Hispaniola.

c'è il governo, quasi legittimamente riconosciuto dal popolo, ma non del tutto legittimato a governare il terzo paese più povero del mondo.
il governo esercita le sue funzioni attraverso dei ministeri. tra questi ministeri c'è il ministero dell'educazione, che dovrebbe avere un'idea di cosa accade nelle scuole del paese.
peccato che solo il 18% delle scuole siano pubbliche, il resto o è gestito dalle congregazioni religiose (nei casi migliori) o da privati cittadini che mettono su il proprio business privato (con i contributi delle agenzie umanitarie e delle famiglie degli allievi).

per gli orfanotrofi più o meno è la stessa cosa (informazione da tenere a mente chè servirà più tardi).

Il governo è appoggiato da una missione internazionale delle nazioni unite che si chiama MINUSTAH (TOURISTAH per gli indigeni, da qui si evince la sua credibilità) che dovrebbe servire a stabilizzare il paese.
accanto alla minustah lavorano le varie agenzie delle nazioni unite, WFP, FAO, OCHA e,soprattutto UNICEF.

UNICEF si occupa di educazione e infanzia, il ministero dell'Educazione pure, ecco quindi che i due soggetti lavorano insieme.
a supporto di UNICEF lavorano un centinaio di ONG, che si occupano di fare quello che unicef promette al governo.

e fin qui niente di anormale.

Il problema di port au prince è il traffico.

ma stavolta non si tratta di code o di citazioni di johnny stecchino.
Il problema di port au prince è il traffico di minori destinati ad adozioni internazionali.
tutto comincia negli orfanotrofi, dove funzionari compiacenti portano ricchi americani che , scelto il bambino (e compratolo per una somma discreta), si rivolgono alla propria ambasciata per ottenere visti e permessi (la quale ambasciata sa perfettamente che la vendita di minori è una pratica illegale).

Mandato di unicef è contrastare questa pratica, pratica che ha la connivenza di governo e ambasciate, ovvero gli stessi enti che richiedono e finanziano l'intervento di unicef.

Accade che una funzionaria dell'unicef riesce per caso ad intercettare il traffico.
accade che questa funzionaria, a sue spese, faccia una ricerca in incognito presso gli orfanotrofi della città (più di 400).
Accade che riesca a documentare centinaia di situazioni di abuso, violenza, sfruttamento.
Accade che faccia un dossier riservato ai propri capi
accade che ne faccia arrivare una copia alla MINUSTAH
Accade che la minustah sia interessata al caso e che voglia istituire una task force che faccia piena luce su fatti e responsabilità
accade che unicef non sia d'accordo
accade che unicef preferisca tenersi buono il governo
accade che la funzionaria sia esonerata dall'incarico

Ora la suddetta funzionaria pare abbia trovato una fondazione privata svizzera che finanzi l'indagine, in maniera scollegata dalle nazioni unite, dai governi e dalle ong che in questa palude tirano a campare.


E forse la prossima volta, prima di comprare la bamboletta di pezza dell'unicef per aiutare i bambini, ci si penserà due volte.

1 commento: